Uno dei primi piatti più famosi della cucina laziale è la pasta cacio e pepe. Per realizzarla avete bisogno di soli tre ingredienti: la pasta, il pecorino romano e il pepe.
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A chi dobbiamo tanta bontà? Qual è la storia di questo piatto?
Per tracciare la storia della cacio e pepe occorre tornare ai tempi della transumanza, quando pastori e contadini conducevano i greggi tra i verdi pascoli dell'agro romano; durante questi spostamenti erano soliti rifornirsi di ingredienti poveri, facilmente trasportabili e, soprattutto, adatti a conservarsi nel lungo periodo come il guanciale di maiale, il pepe nero in grani, che stimola direttamente i ricettori del calore e quindi aiutava i pastori a proteggersi dal freddo e qualche fetta di pecorino (il cacio, appunto) romano.
A questo, spesso si aggiungeva anche una manciata di spaghetti essiccati fatti con acqua, sale e farina che apportavano la giusta quantità di carboidrati e calorie. La cacio e pepe divenne quindi il pasto ideale, veloce e sostanzioso che si diffuse con rapidità non solo in tutto il Lazio, ma anche nelle regioni limitrofe (soprattutto Umbria e Abruzzo, dove tutt'oggi è largamente diffuso seppur con numerose interpretazioni). Ben presto le osterie romane iniziarono a proporre la cacio e pepe facendone un vero e proprio business
Come abbiamo visto, la storia della cacio e pepe ci insegna come gli spaghetti furono il primo tipo di pasta associato a questo condimento; ma negli anni tutti (o quasi) i formati hanno preso piede nelle cucine e nelle trattorie tipiche, dal corposo tonnarello (molto in voga attualmente, grazie alla sua porosità che raccoglie la crema di pecorino), alla pasta all'uovo, fino agli spaghetti alla chitarra o ai sempre ottimi rigatoni e mezze maniche.
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